sabato 1 settembre 2012

Fare o Non Fare



Abbiamo percorso altri 1600 km. Una media di 400 alla settimana. Un solo giorno si, ma pieno. Si torna stanchi, con le chiappe pestate, i gomiti annodati, e un sorriso un pò ebete. E anche stavolta la conta dei pezzi è irrisoria. Un clacson, giusto per non abbassare la media. Che poi è rimasto li, appeso ai fili, a dondolare per ore. E funzionava pure, sebbene ogni "pheeee" risultava diverso, e non capivamo perchè.

Dobbiamo pensare alla prospettiva del combustibile, che si rivela in un istante, passando da un foro,dopo aver provato l'inferno. Non dico che ci siamo sentiti così;  la metafora deve aiutare il senso. Ma un certo tipo di inferno lo abbiamo vissuto e ci ha trattenuti in un volume cupo e limitato. 

C'è stato uno scoppio, una scintilla, una cometa, un boato metallico, una rivoluzione. Abbiamo conservato il fischio nelle orecchie, il tremore nelle ossa, una memoria di ottani scadenti. E' passato, segnando un tempo incommensurabile. Ma è passato. E abbiamo smesso di essere sballottati dagli eventi, alla ricerca di una fuga, di un condotto sempre troppo angusto. E ed è' arrivato finalmente il tempo di fare, e di respirare un'aria nuova, pulita, filtrata solo dall'immaginazione.

Il tempo ora scorre diverso, e avvertiamo una accelerazione, un flusso buono, nella direzione in cui gli obbiettivi diventano concreti. Ci stiamo organizzando, avvitando scaffali capienti nella testa, una sana produzione, selezionando le idee come farebbe la natura, con lo spirito della sopravvivenza. Perchè vogliamo vivere sopra le necessità, e ricavarci uno soppalco luminoso e sano, per cominciare a catalogare la nostra meritata felicità. 




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