martedì 11 settembre 2012

Faak am see 2012
Stavolta ci siamo presi il tempo. Ed era maledettamente buono. Come nelle favole, un sole  brillante, maglietta e infradito, inpuniti una vasca dopo l'altra, diritto e rovescio, ogni stand, li al villaggio, i pezzi usati (qui ho lasciato il portafoglio), la maglietta, la colla, il Pietro che ti salva
la moto e torni a casa, lo spritz al Gasoline, il gilet, il patch 2012, Walz con le moto invendute, le tette rifatte, la gomma vecchia (cosi ti faccio il burnout anticrisi), il ristorante se hai veramente fame, il casco pittato 40 euri in più, Penz anche lui con moto nuove del 2009,
e tanti altra roba. Bellissimoooooooooo tutto, come sempre. 
Anche se quest'anno il serpentaccio strisciava e si sentiva. E il freddo al campeggio, come al solito (mi hanno riferito coraggiosi campeggiatori, io ero al caldo in un B&B).

E questo solo all'Arneitz, inufficiale ma di gran lunga preferito dagli inclassificabili.
E quest'anno pure ne ho visto parecchi su mezzi originali, ma meno strani del solito, o forse strani solo come l'altranno. Che il sepentaccio maledetto si è inghiottito molte idee, e molto entusiasmo, a un certo punto era evidente. Perchè col portafoglio corto e il malumore, non si fanno scintille.

Anche i consueti attacchi di mgnottite (e qui la crisi non c'entra, oppure centra?) si sono ridimensionati parecchio, fatta salva la consueta operazione commerciale con finto set, finta modella con finte tette per promuovere non ho capito bene cosa, e quest'anno più triste del solito.

In generale  un aria malinconica e un pò pessimista l'ho sentita anche al villaggione ufficialissimo e costosissimo. Forse ci sono andato col pregiudizio, forse ho pensato male.  
E infatti mi ci è voluto un bel pò di costine edi birra per avvertire il nuovo vento del lago.
Mi sono sbagliato davvero. Questa'anno sono venuti tutti, tutti tutti. Anche chi non aveva i soldi per la benza.
Mi sono messo comodo davanti alla fila e mi sono arrostito col flusso infinito rumoroso e fumoso di anime gommate. E mi sono drogato, stordito e felice, che dopo un'oretta volevo mettermi a saltare. E ho capito come certe energie si muovo attraverso le persone con un motivo preciso, una volontà positiva che rinnova, che inietta fiducia anche a chi è allergico.
E la gente lo sa, o non lo sa ma lo sente. Era chiaro per tutti, buoni e cattivi, che bisognava esserci, comunque, bisognava venirsi a vedere, col progetto a metà, ma con la metà buona.

In questi casi è meglio non ragionare troppo, e lasciarsi spingere (guidare) dall'intuito.
Chi c' era ci ha guadagnato qualcosa, comunque è ripartito con qualcosa in più, un suono diverso negli scarichi, e nella testa. 

C'è molto da fare, ma bisogna fare, far girare le ruote (non le palle). E io, in questo passaggio, ho tenuto d'occhio il conta chilometri. Anche quando si è scassato, e i pezzi mi ballavano dentro. Mille chilometri, investiti bene, con le gomme nuove (io non faccio il burnout), si andava lisci, e la testa sgombra. Per fare spazio a nuovi mille buoni propositi. 

Ci siamo rimessi al lavoro  (con un pelo di fatica però) e ora abbiamo le idee chiare.
Facciamo, facciamo, facciamo...

 

sabato 1 settembre 2012

Fare o Non Fare



Abbiamo percorso altri 1600 km. Una media di 400 alla settimana. Un solo giorno si, ma pieno. Si torna stanchi, con le chiappe pestate, i gomiti annodati, e un sorriso un pò ebete. E anche stavolta la conta dei pezzi è irrisoria. Un clacson, giusto per non abbassare la media. Che poi è rimasto li, appeso ai fili, a dondolare per ore. E funzionava pure, sebbene ogni "pheeee" risultava diverso, e non capivamo perchè.

Dobbiamo pensare alla prospettiva del combustibile, che si rivela in un istante, passando da un foro,dopo aver provato l'inferno. Non dico che ci siamo sentiti così;  la metafora deve aiutare il senso. Ma un certo tipo di inferno lo abbiamo vissuto e ci ha trattenuti in un volume cupo e limitato. 

C'è stato uno scoppio, una scintilla, una cometa, un boato metallico, una rivoluzione. Abbiamo conservato il fischio nelle orecchie, il tremore nelle ossa, una memoria di ottani scadenti. E' passato, segnando un tempo incommensurabile. Ma è passato. E abbiamo smesso di essere sballottati dagli eventi, alla ricerca di una fuga, di un condotto sempre troppo angusto. E ed è' arrivato finalmente il tempo di fare, e di respirare un'aria nuova, pulita, filtrata solo dall'immaginazione.

Il tempo ora scorre diverso, e avvertiamo una accelerazione, un flusso buono, nella direzione in cui gli obbiettivi diventano concreti. Ci stiamo organizzando, avvitando scaffali capienti nella testa, una sana produzione, selezionando le idee come farebbe la natura, con lo spirito della sopravvivenza. Perchè vogliamo vivere sopra le necessità, e ricavarci uno soppalco luminoso e sano, per cominciare a catalogare la nostra meritata felicità.